Il principio alla base di queste tre diverse tipologie di prodotto è il medesimo: quello della “compressione graduata”.
Secondo approfonditi studi di emodinamica, le calze a compressione graduata aiutano il corretto flusso sanguigno nel percorso di risalita dalle gambe verso il cuore. Il beneficio di questo micromassaggio aiuta a prevenire le vene varicose, il ristagno di liquidi e favorisce l’ossigenazione muscolare.
Il compito di queste calze particolari è infatti quello di stimolare e favorire la circolazione venosa del sangue dalle gambe verso il cuore, evitando così l’insorgere di problemi legati alla “insufficienza venosa” quali appunto, infiammazioni delle vene, vene varicose e patologie simili.
Per garantire una maggiore fluidità al sangue la compressione deve essere infatti “graduata”: quella esercitata dalla calza sulle pareti dei vasi deve essere decrescente dal basso verso l’alto (in pratica: sul piede e sulla caviglia dobbiamo comprimere maggiormente rispetto al polpaccio per facilitare la risalita del sangue).
Ovviamente ad ogni stadio patologico deve corrispondere un’adeguata compressione, quindi è fondamentale conoscere le tipologie dei diversi prodotti per capire l’effettiva esigenza di ogni persona.
È importante ricordare che non si tratta semplicemente di “calze strette” o particolarmente “attillate”: questi capi sono il frutto di studi specialistici approfonditi, progettati con attenzione per prevenire disturbi circolatori, attraverso il diverso grado di compressione esercitata sulle pareti delle vene, disturbi e patologie che peraltro si possono sviluppare in modo del tutto naturale.
Le vene sono vasi sanguigni che hanno la funzione di riportare il sangue dai tessuti, ad esempio dalle gambe al cuore. Sono dotate di fibre elastiche e di valvole che, grazie al loro meccanismo di chiusura rivolto verso il cuore, impediscono il riflusso del sangue verso il basso, lasciando fluire il sangue nella direzione direzione del cuore.
Quando, per i motivi che descriveremo in seguito, la funzione “di tenuta” di queste valvole viene compromessa (“incontinenza delle valvole”) permettendo al sangue di ricadere verso il basso, l’eccessiva pressione del sangue nelle vene porta rapidamente alla formazione di varici e conseguenti problemi, più o meno gravi e più o meno evidenti.
I disturbi del sistema circolatorio non devono assolutamente essere sottovalutati.
I primi sintomi si manifestano come un lieve gonfiore delle caviglie, che normalmente si pensa sia dovuto alle condizioni atmosferiche o a un lungo periodo in piedi.
I disturbi scompaiono rapidamente non appena si tengono le gambe sollevate.
Con l’aggravarsi dei problemi, si manifestano in seguito anche un senso di congestione e dolori, oppure una sensazione di agitazione, nota come “sindrome delle gambe senza riposo” (approfondisci su Wikipedia).
Questi sintomi spesso non si manifestano affatto allo stadio iniziale e sono il campanello d’allarme per possibili e più gravi problemi.
A seconda del grado di compressione massima esercitata (in corrispondenza del tallone), è possibile suddividere le calze in classi di compressione.
Lo standard di riferimento internazionale RAL GZ 387 prevede la seguente suddivisione:
CLASSE Tipo di compressione Compressione esercitata alla caviglia
CLASSE 1 Leggera 18-21 mmHG
CLASSE 2 moderata 23-32 mmHG
CLASSE 3 forte 34-46 mmHG
CLASSE 4 molto forte 49 mmHG e sup.
La compressione delle calze Human è compresa nella Classe 1 e il valore esatto è indicato nell’etichetta apposta sulla confezione dei rispettivi articoli.
Una buona irrorazione sanguigna garantisce un adeguato supporto nutritizio per i tessuti circostanti; se questa viene a mancare, il sangue tende sempre più a ristagnare nei capillari presenti nel tessuto adiposo, diminuendo le funzioni nutritizie.
Questo processo favorisce una lenta ma inesorabile degenerazione del tessuto adiposo che si trasforma in cellulite.
Purtroppo abbiamo perso l’abitudine di far funzionare tutti quei meccanismi che permettono una normale evoluzione fisiologica per superare questo problema. La causa principale è data dalla natura delle nostre professioni, che ci costringono a rimanere per ore restando in piedi o, al contrario, costretti su una sedia per un’intera giornata.
Ecco quindi l’esigenza di un calza elastica preventiva come la “calza riposante”, capace di contenere e quindi favorire una certa elasticità per il flusso venoso. Questa struttura, infatti, garantisce un continuo micromassaggio anche con lievi movimenti degli arti, favorendo perciò un drenaggio linfatico e sanguigno costante ottenendo quindi uno scambio gassoso più efficace a livello tessutale ridando tonicità e leggerezza alle gambe.
L’aspetto “preventivo” non è da sottovalutare quindi anche in persone giovani, esenti da qualsiasi forma patologica. In questi casi l’uso di calze riposanti crea un effetto stimolante finalizzato a protezione e benessere.
Le calze “riposanti” o “preventive” sono indumenti caratterizzati da un grado di compressione minore rispetto agli omologhi usati in ambito ospedialiero e sportivo. Questo perché sono state progettate per essere indossate per lunghi periodi ed offrire una sensazione di comfort prolungata nel tempo.
Sono particolarmente adatte come dispositivo per il recupero della fatica dopo attività sportive, ma anche – e soprattutto – negli ambienti di lavoro in cui viene richiesto di stare in piedi per molto tempo: commesse, cassiere, parrucchiere, infermiere, cuochi, camerieri e addetti alle catene di montaggio sono solo alcune tra le tantissime professioni che prevedono lunghi periodi in piedi.
Un recente studio pubblicato sullo “Scandinavian Journal of Work, Environment & Health” dal titolo “Standing at work and varicose veins” riporta che tali patologie includono in primo luogo le vene varicose dovute ad insufficienza venosa – una tra le prime dieci cause di ricovero in Danimarca.
L’alto grado di morbidezza di questi indumenti è dovuto anche alla composizione del filato, particolarmente ricco di cotone (oltre il 65%), e che quindi rende queste calze un perfetto sostituto per le calze di uso quotidiano sia per l’uomo che per la donna.
Le calze elastiche – e, più in generale, ogni capo di abbigliamento a compressione graduata per uso sportivo – vengono prodotte con filati dalle eccezionali proprietà di traspirazione ed isolamento termico.
In questo modo mantengono costante la temperatura corporea e sono ideali per le attività sportive in tutte le stagioni.
Le calze “riposanti” o “preventive” sono indumenti caratterizzati da un grado di compressione minore rispetto agli omologhi usati in ambito ospedialiero e sportivo. Questo perché sono state progettate per essere indossate per lunghi periodi ed offrire una sensazione di comfort prolungata nel tempo.
Sono particolarmente adatte come dispositivo per il recupero della fatica dopo attività sportive, ma anche – e soprattutto – negli ambienti di lavoro in cui viene richiesto di stare in piedi per molto tempo: commesse, cassiere, parrucchiere, infermiere, cuochi, camerieri e addetti alle catene di montaggio sono solo alcune tra le tantissime professioni che prevedono lunghi periodi in piedi.
Un recente studio pubblicato sullo “Scandinavian Journal of Work, Environment & Health” dal titolo “Standing at work and varicose veins” riporta che tali patologie includono in primo luogo le vene varicose dovute ad insufficienza venosa – una tra le prime dieci cause di ricovero in Danimarca.
L’alto grado di morbidezza di questi indumenti è dovuto anche alla composizione del filato, particolarmente ricco di cotone (oltre il 65%), e che quindi rende queste calze un perfetto sostituto per le calze di uso quotidiano sia per l’uomo che per la donna.
La trentennale esperienza del produttore, permette a Human di proporre articoli specialistici di alta qualità tecnica, con particolare attenzione all’eleganza, coniugando in modo naturale due elementi storicamente distanti nell’ambito delle calze a compressione graduata: benessere e stile.
Le calze Human sono studiate nei minimi particolari per far fronte alle varie necessità e ai diversi ambiti di applicazione.
Questi indumenti devono garantire una giusta gradazione di compressione lungo tutta la gamba, con un supporto strutturale al sistema venoso tale da poter ristabilire la competenza dell’apparato valvolare, favorendo il normale flusso venoso; contrapponendosi con la sua forza tensiva alla aumentata pressione capillare, la calza elastica evita la formazione di edemi, grazie al meccanismo di compressione graduata.
Attraverso una riduzione di calibro, ideale per un aumento della velocità di flusso con una riduzione della viscosità. Ed è in questo modo che si collega la specifica funzione di sostegno da parte del collant elastico.
A questo punto si può veramente a capire quanto sia importante e difficile ideare, progettare e produrre con estrema attenzione calze elastiche di alta qualità capaci di far fronte a tutte queste dinamiche fisiologiche.
È bene precisare che nel momento in cui una calza elastica non svolge al meglio tutte le sue funzioni, ovvero quando la compressione graduata non è calcolata con parametri idonei, oppure quando il tipo di filato è di mediocre qualità, la sua funzione viene a mancare oppure, nella maggior parte dei casi, si ottiene esattamente l’effetto contrario, impedendo al sangue il suo normale flusso e favorendo la formazione di edemi, portando lentamente alla degenerazione dei tessuti delle vene.
I problemi alle vene delle gambe costituiscono uno dei disturbi più frequenti che da sempre affliggono l’uomo. Reperti dell’antica Cina e statue greche del V secolo a.C. testimoniano l’esistenza di queste patologie fin dagli albori della civiltà.
Quando gli antenati dell’uomo decisero di assumere una posizione eretta dovettero affrontare alcuni svantaggi della loro struttura fisica: le vene delle gambe umane e le loro valvole interne, infatti, non erano adatte a sopportare a lungo la pressione del sangue che, in posizione eretta, grava su di esse.
A riprova di questo è un fatto che le vene varicose:
• negli animali – salvo rare eccezioni dovute a selezioni eccessive, non si manifestano,
• difficilmente colpiscono gli arti superiori e le porzioni superiori del tronco,
• in genere colpiscono più frequentemente quegli individui che sono costretti a lungo alla stazione eretta.
Ai problemi di origine naturale (e alla predisposizione ereditaria) si aggiungono cattive abitudini o condizioni tipiche della nostra società civilizzata, come:
• sedentarietà (con conseguente inattività dei muscoli delle gambe);
• sovrappeso e obesità;
• abiti troppo stretti (che costituiscono un ostacolo alla circolazione del sangue nelle vene superficiali);
• scarpe troppo basse o con tacchi troppo alti;
• esposizione al calore;
• gravidanza.
Dal punto di vista funzionale, le vene del nostro sistema circolatorio hanno il compito di riportare il sangue dai tessuti al cuore e costituiscono il luogo di maggiore deposito del sangue. Poiché la pressione nel sistema venoso è bassissima, le pareti di questi vasi sono sottili ma fornite di uno strato muscolare che consente loro di contrarsi o di dilatarsi a seconda delle esigenze dell’organismo. La pressione del sangue all’interno delle vene si riduce gradualmente dai piedi fino al cuore. In un uomo in posizione eretta la differenza di pressione del sangue tra la parte bassa e la parte alta del corpo può determinare notevoli disturbi, in particolare se non sono in condizioni più che ottimali:
• cuore,
• valvole delle vene,
• muscoli delle gambe,
• elasticità delle pareti delle vene.
Grande importanza nella sviluppo di questi problemi riveste in particolare la tonicità delle pareti delle vene (la loro “elasticità”) che, assieme alle valvole in esse contenute, impedisce la diminuzione della quantità di sangue nelle gambe.
Durante l’attivazione della muscolatura delle gambe (quando si corre o si cammina) i muscoli comprimono i tessuti e le vene e
spingono il sangue in direzione del cuore.
Problemi a questi organi hanno come conseguenza naturale un aumento della pressione venosa nelle gambe, che può portare ad una insufficienza venosa cronica, ovvero ad una scarsa efficienza del sistema circolatorio.
Nell’adulto in posizione eretta, del tutto fermo, la pressione venosa all’altezza dei piedi è di circa +90 mm/Hg, semplicemente a causa del peso del sangue presente nelle vene che stanno tra il cuore e i piedi.
La pressione venosa a livello dei piedi di una persona in posizione eretta resterebbe sempre quindi sempre a +90 mm/Hg se nelle vene non vi fossero delle valvole.
In seguito ad ogni normale movimento anche minimo delle gambe, i muscoli esercitano una compressione sulle vene degli arti inferiori. Il sangue contenutovi tende ad essere “spremuto” fuori dalle zone compresse.
Le valvole delle vene sono fatte in modo che il sangue possa scorrere solo in direzione del cuore. Conseguentemente, ogni volta che una persona muove la gamba o comunque mette in funzione i muscoli, una certa quantità di sangue viene spinta verso il cuore e la pressione delle vene corrispondenti viene alleggerita, impedendo il deflusso e quindi il ritorno nelle parti più basse del corpo, evitando edemi e gonfiori.
Questo sistema di pompa, che viene denominato “Pompa venosa”, o “Pompa muscolare”, è tanto efficiente da mantenere normalmente al di sotto di 25 mm/Hg la pressione delle vene dei piedi di un soggetto adulto in cammino.
Se un individuo sta in piedi, assolutamente fermo, la pompa venosa non si mette in opera e la pressione venosa nelle parti più basse delle gambe può innalzarsi rapidamente, fino all’effettivo valore di 90 mm/Hg, in circa 30 secondi.
In tali circostanze, anche la pressione all’interno dei capillari aumenta fortemente ed una certa parte di liquido sfugge dal letto circolatorio negli spazi interstiziali. Ne risulta un gonfiore delle gambe e una diminuzione del volume del sangue. La pressione nelle vene e nei capillari aumenta moltissimo per l’inefficienza della pompa venosa, determinando un costante stato edematoso delle gambe ogni volta che la persona affetta stia in piedi per più di qualche minuto. In effetti, restando assolutamente fermi e in posizione eretta, il volume del sangue può diminuire del 15 – 20% entro i primi 15 minuti.
Purtroppo le vene si “sfiancano” e le valvole perdono la loro tenuta. In condizioni patologiche le valvole del sistema venoso possono infatti scomparire. Ciò in particolare si verifica quando le vene siano state sottoposte ad un eccessivo e prolungato aumento della pressione venosa, come può accadere durante la gravidanza o quando si resta in piedi per molto del tempo.
Quando si verifica una tale condizione, la pressione venosa delle gambe aumenta, dilatando ulteriormente le vene ed infine eliminando completamente la funzione valvolare. In questo modo si formano le vene varicose che sono caratterizzate da grosse protrusioni bulbose delle vene sottocutanee di tutta la gamba ed in particolare nella porzione più declive.
L’edema che ne consegue ostacola a sua volta una appropriata diffusione dei materiali nutritivi dai capillari ai muscoli e alla cute, per cui i muscoli diventano deboli e doloranti, mentre la cute diventa spesso necrotica ed infine si ulcera.
Il migliore trattamento immediato in questi casi consiste nel tenere gli arti sollevati all’altezza del cuore, ma l’applicazione di calze elastiche può risultare molto vantaggiosa per impedire l’edema e ciò che ne consegue.
Per varice (o vena varicosa) si intende una qualsiasi vena dilatata abnormemente.
A causa della congestione del sangue che dalle gambe fatica a fluire verso l’alto, in direzione del cuore, i tessuti degli arti inferiori vengono sensibilmente danneggiati. Nelle pareti dei vasi sanguigni può verificarsi una progressiva formazione di depositi dei tessuti connettivi e, se l’aumento della pressione non cessa, le vene allungate e sinuose assumono la forma di una sacca o di un tubo, chiamate comunemente varici (vene varicose) che nel 95% dei casi risultano visibili sulle gambe.
Le “vene varicose” sono solo il sintomo di una malattia delle vene, tanto che la gravità di questi sintomi non è affatto proporzionata all’estensione ed all’intensità dell’alterazione che colpisce le vene. Spesso assieme ad esse si sviluppano anche altri sintomi:
• chiazze scure sulla pelle, dovute alla fuoriuscita di globuli rossi dalle vene dilatate, che normalmente non sono presenti nei tessuti;
• senso di pesantezza, di congestione e di dolore nelle regioni delle vene varicose dopo qualche tempo di permanenza nella stazione eretta;
• crampi notturni;
• dolori;
• prurito.
Se i fattori scatenanti continuano ad agire, l’insufficienza venosa cronica inizia il proprio decorso e può portare nei casi più gravi all’Ulcus cruris (ulcerazione della gamba), comunemente detta “gamba piagata”.
Le varici possono essere divise in due tipi:
• Varici primitive, che si sviluppano spontaneamente: le varici primitive sono dovute ad una debolezza costituzionale della struttura parietale della vena, che risulta incapace di opporsi agli aumenti di pressione dovuti alla stazione eretta. Queste varici hanno spesso un carattere familiare, ereditario. E una delle cause più importanti per la loro formazione è rappresentata dallo scarso sviluppo delle valvole venose.
• Varici secondarie, dovute ad una ostruzione venosa: le varici secondarie, si formano come conseguenza di una occlusione delle vene profonde. Le vene delle gambe sono composte da vene superficiali (situate appena sotto la pelle) e vene profonde (situate nella parte più interna della gamba). Entrambe hanno la funzione di portare il sangue dalle gambe verso il cuore. Quando una trombosi – cioè la chiusura della vena a causa di un embolo (coagulo di sangue) – ostruisce le vene profonde, la rete superficiale, l’unica che risulti utilizzabile, appare sovraccarica, causando distensione ed insufficienza valvolare. Le varici secondarie rappresentano dunque lo sforzo delle vene superficiali, sottoposte ad un notevole aumento di pressione per mantenere la circolazione collaterale.
Le complicanze delle vene varicose sono rappresentate da:
• tromboflebite: una infiammazione che altera le piccole vene e i capillari, ostruisce le grosse vene ed infine distrugge le valvole;
• insufficienza venosa cronica: l’aumento crescente della pressione del sangue che raggiunge cifre elevate durante la stazione eretta e aumenta quindi il ristagno di liquido e la congestione venosa (causando edema e scarso ricambio di sangue in prossimità dei capillari, di muscoli, articolazioni e pelle).
Tutto ciò non è altro che l’inizio di una patologia in costante aumento e difficilmente guaribile se non diagnosticata e curata in tempo. La sintomatologia più evidente è quindi caratterizzate dalla comparsa di “piccoli capillari” bluastri o rossastri associato a formicolio o prurito, pesantezza degli arti con gonfiori alle caviglie.
Nei segmenti dilatati delle vene la velocità del flusso del sangue spesso si riduce notevolmente. Di conseguenza globuli bianchi e piastrine si raggruppano ed emettono sostanze che provocano un’infiammazione che si diffonde rapidamente sulla parete della vena.
Talvolta può verificarsi in queste condizioni, anche una trombosi. Quando dalla parete della vena (anche di una vena profonda delle gambe) si stacca un trombo, questo può arrivare velocemente al cuore e da qui ai polmoni. Nei polmoni il trombo rimane impigliato nei capillari sottili. L’ostruzione di un’arteria polmonare viene chiamata “embolia polmonare”, e in molti casi conduce alla morte.
L’estrema pericolosità di una trombosi nella vena profonda della gamba è confermata dall’alta mortalità per embolia polmonare: in Germania, ogni anno, si verificano circa 30.000 decessi per questo motivo.
In caso di lunghi viaggi in aereo, automobile o pullman, la mancanza di movimento e la posizione seduta con gambe accavallate causano una maggiore congestione del sangue (la cosiddetta “sindrome da classe economica”) con il rischio della formazione di un embolo.
Per questo motivo è raccomandata, in occasione di lunghi viaggi l’uso di calze a compressione, che aiutano e favoriscono il flusso del sangue dalle gambe verso il cuore.
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